Roger waters difende la protesta di Takism e Gezi park

  • Stampa

5 agosto 2013

 

pacini istanbulAnother brick in the wall.

E un altro, e un altro ancora. Ma su un muro diverso. Il muro della giustizia, della solidarietà. Sempre, finché non sarà costruita una democrazia vera, solida, sana.

Roger Waters, a Istanbul, si schiera. Come  tanti, famosi e non.

Impossibile non farlo. Lo scempio della polizia continua, la brusca aggressione alla libertà di parola miete vittime ogni giorno. A volte sono giorni gridati, che finiscono sulla stampa per arresti e uso di gas. A volte sono giorni silenziosi, fatti di drammi quotidiani, di incursioni della polizia che passano quasi inosservate ma che, costantemente, minano il diritto alla protesta.

Siamo liberi, tutti, di protestare. Ovunque. Non ci sono cordoni a delimitare i nostri spazi, se non usiamo violenza.

E siamo liberi di cantarla, la nostra protesta.

Rogers Waters è uno che se ne intende, di rivoluzioni. La sua, insieme a quella di tutto il gruppo, è stata una vera rivoluzione musicale, che ha cambiato per sempre un certo modo di suonare e cantare.

Nessuno scorda i Pink Floyd. Sono sempre lì, come il sole che nasce al mattino.

Conosce bene, Waters, la forza delle parole, dei gesti, dei suoni. Ci gioca, li lancia e loro rimbalzano nell’aria, si mescolano ai cori dei partecipanti, e tornano sul palco.

Taksim everywere. Shine on you crazy diamond. Taksim resi stance. Wish you were here. Tayyp, istifa. Help become comfortably numb. Together against fascism. Hey you, sitting out there in the cold, can you hear me? Tayyp winter is coming. We don’t need no education, we don’t need no thought control.

 

Suoni e parole di libertà. Un sapore meraviglioso, quello della libertà. Un qualcosa a cui tendere, sempre.

L’accusa alla polizia è stata chiara, netta, determinata. Waters ha parlato in turco, e ha reso omaggio a chi non c’è più.

Mi ha commosso, vedere i nomi e le foto dei ragazzi morti campeggiare nel muro. Sono loro, I mattoni del muro. Another brick in the wall. Un muro diverso, però. Il muro della solidarietà, della resistenza, della voglia di un futuro democratico, un futuro migliore.

Ethem Sarısülük, another brick in the wall

Ali İsmail Korkmaz, another brick in the wall

Abdullah Cömert, another brick in the wall

Mehmet Ayvalıtaş, another brick in the wall

Mustafa Sarı, another brick in the wall.

 

Another brick in another wall. The wall of solidarity, the wall of hope.