Il libro 2

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Leggi il primo capitolo de 'La mia Istanbul'

 

In attesa, nel parco

13 giugno 2013

 

 

Non riesco a dormire. I miei amici in Turchia resistono, manifestano. ci sentiamo via chat. Sono preoccupata. gezi park è pericolosa. non è come piazza taksim, non ci sono vie di fuga, lì. Nel ventre buio del parco, se la polizia attacca, si muore. non c'è scampo. E' l'unico momento in cui, il 2 giugno, ho avuto paura. ho pensato, in mezzo alla calca festosa, che se la polizia avesse attaccato allora il parco sarebbe diventato un inferno. un pensiero che ha accelerato il cuore. E ora il cuore si ferma, sospeso, sul crinale di un attimo fra cui si decide la vita e la morte. loro non si fermeranno. lo so. E neppure Erdogan lo farà, lo temo. non dormo. ho paura. Sono lì, con il cervello, con il cuore, con la pelle. Con tutta l'anima mia.

I giorni di Gezi Park

8 giugno 2013

C'ero, nei giorni della polizia e dei lacrimogeni. C'ero e ho visto con i miei occhi. Ho visto ragazzi manifestare in pace, riuniti a Taksim, a Istiklal e a Gezi Park, per proteggere quegli alberi ma sopratuto per proteggere la loro libertà di espressione.

C'ero e ho visto uomini e donne, ragazzi e ragazze, tutti uniti da un filo comune, che si chiama solidarietà. Istanbul, la mia Istanbul, sta cambiando. Non so come finirà, ma so che è appena iniziata.

"All'inizio fu un albero", recita un foglietto appeso su uno dei tronchi del parco.

E quell'albero è diventato una foresta, e una foresta è diventata una città, e una città è diventata un pianeta intero.

Non ho visto violenza, ma solo tanta voglia di esprimersi, manifestare, come accade in ogni paese democratico.

Quando la polizia non attacca, Taksim è un luogo di festa. Si canta, si balla, si mangia. Ci si ritrova insieme sotto uno scopo comune.

Liquidare la faccenda come scontro tra musulmani e laici sarebbe pericoloso, e superficiale.

La storia è molto più complessa, come complessa è l'anima turca.

Di sicuro, soffia un vento ribelle. Ma è un vento buono, come il vento di Istanbul.

Non ho avuto paura mai, neanche di notte, neanche nel centro del parco, in mezzo alla folla.

Molti dormivano lì con le tende, per proteggere il verde e scongiurare il pericolo di uno shopping center.

Facevano i turni, dalla mattina alla sera.

Sono ancora lì.

Ho amici cari fra i manifestanti.

Amici che studiano, fanno i giornalisti, lavorano al cinema.

Fanno parte dell'anima laica, figlia di Ataturk, che vuole continuare a essere tale.

Non so come finirà ma so che sono giorni importanti, decisivi, in cui il popolo turco scrive la storia.

E spero che sia una storia bella, con un lieto fine.

 

Nella piazza di Eminonu

 

16 maggio 2013

 

 

 

 

La piazza di Eminonu è un posto magnifico per assaporare le atmosfere di Istanbul. Si incrociano persone di ogni tipo, che vanno e vengono, come le onde del mare.

Donne velate, uomini con i baracchini ambulanti, che vendono simit, gli anelli di pane. Mercanti, turisti, visitatori. Dalla Moschea Nuova entrano ed escono persone, ogni giorno, ogni momento.

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Il viaggio come ritorno

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21 aprile 2013

A volte il viaggio non è una partenza ma un ritorno. Si torna a noi stessi, si torna nei luoghi che ci appartengono. Sono i misteriosi richiami di geografie con le quali condividiamo un'affinità elettiva che le parole, a volte, non sanno dire.

 

Istanbul è una di queste. Istanbul, la Città delle città. La mia città.

Fra poco è giugno. E a giugno, sul Bosforo, il mare si tinge dei colori più belli. A giugno i traghetti saplano anche di notte e girano fra le acque. scortati dalle stelle. Com'è bella, Istanbul, nelle noti d'estate. Disarma la ragione e lascia vivere solo le emozioni a cavallo del tempo, in un tempo che non è più tempo, seguito dai minareti che indicano la via per il cielo.


Fra poco, a giugno, salperò su uno di quei traghetti. E, tra l'Asia e l'Europa, mi sentirò a casa.