Istanbul e gli scrittori: Virginia Woolf a Costantinopoli II
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- Martedì, 01 Luglio 2014
Il terzo o il quarto giorno giorno è bene mancare a tutti gli obblighi, in modo da potersi perdere nei bassifondi sconosciuti. Qui anche uno straniero e un turista possono imbattersi in luoghi che non sanno nemmeno di esistere; e poi per la prima volta Costantinopoli diventa una vera città in carne e ossa.
Abbiamo seguito molto attentamente quella parte del programma che consiste nel perdersi; e abbiamo avuto il piacere di percorrere strade che non portavano da nessuna parte, solo perché ci è capitato di trovarci sul loro cammino. Ora, nei sobborghi di ostantinopoli scorre ancora viva gran parte dell'Oriente Meravuglioso; c'era una vite legata da un lato all'altro della strada in cui si riversava una variegata fiumana di fez rossi, turbanti, yashmak e riispettabilità europea, come turbolente acque delle Higlands.
Volevamo trovare un Bazar, o meglio in Grande Bazar, e a suo tempo, dopo esserci mescolati a tutta questa vita indaffarata e allegra, abiamo trovato rifugio in un alveare di piccoli negozi, costruito sotto un unico tetto e sudiviso in strade e vicoli alla maniera di una città fatta di case.
Per comprare, è necessario avere a disposizione un tempo infinito, e un'infinta doppiezza.
Le sete erano un disastro, orribili, in Inghilterra si potrebbero comprare a metà prezzo, eppure restava il fatto, spiegalo come vuoi, che volevamo comprare, ed eravamo genersomante disposti a pagare la somma di 4 piastre per un puntiglio.
Il signore aveva sentito bene? C'era qualcuno che avrebbe potuto fare seriamente un'offerta simile? In albergo c'erano delle signore che volevano comprare, ma un prezzo simile le avrebbe sbalordite. Qualcosa del genere è stato tradottoin francese, e poi in turco, e a intervalli di 15 minuti il prezzo veniva abbassato di una piastra; finché il processo di riduzione non ha più potuto essere portato avanti senza intaccare quei due soldi di profitto che rimanevano, e senza farci arrivare ancora più in ritardo per il tè. Ma ho pocho dubbi sul fatto che il negoziante avesse ragione a sorridere sopra la sigaretta paffuta.
(fine parte II)
Istanbul e gli scrittori: Virginia Woolf a Costantinopoli
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- Lunedì, 09 Giugno 2014
Quando ci sveglieremo alle 5.30 ci troveremo immediatamente esposti a tutto lo splendore di Costantinopoli. Ma io penso alla Grecia.
E così ci siamo ritrovati, esposti, addirittura prima di arpire gli occhi. Alle cinque e mezzo ho visto la terra scorrere dietro di noi, di un nero marcato, con le pallide luci dell'alba sul mare. Alle sei ero sul ponte e all'improvviso ci siamo trovati di fronte tutta Costantinopoli; ecco Santa Sofia, come un triplice globo di bolle congelate, che prendeva il pargo per venirci incontro. E' come plasmata in un materiale pregiato, sottile come vetro, soffiato in curve piene, se non fosse che è anche massiccia come una piramide.
Forse è questa la sua belleza.
MA dopotutto, bella ed evanescente e perenne com'è, tanto per cogliere aggettivi come more - non è altro che il frutto di un grande giardino fiorito.
Il sole sorgeva rapidamente, di fronte alla città, e l'intera distesa irregolare di case grigie ammucchiate in alto era punteggiata in modo fiabesco e sontuoso da finestre dorate. E così il colore era quello delle case grigie e dei riquadri d'oro pallido e degli scuri ciuffi di verde, poiché tutti gli edifici erano separati da una soffice cortina di alberi.
Siamo passati rapidamente davanti a questa vista meravigliosa, che a ogni istante sembrava rinnovarsi di fronte ai nostri occhi, e così siamo giunti all'affollato specchio d'acqua del fiume, dove il Corno d'Oro si stacca dal Bosforo.
Ma qui il mio punti di vista è stato innegabilmente oscurato, né ricordo altro, come dicono i romanzieri, e loro sì conoscono gli espedienti migliori - fino a . beh, sarebbe giusto dire fino alle sei del pomeriggio circa, quando mi sono seduta davanti alla finestra aperta e ho visto il sole tramontare dietro alla città che aveva rispecchiato l'alba.
Da questa posizione si vede la città dall'alto, o almeno tutta quella che può essere racchiusain una finestra quadrata, ed è sufficiente a dare l'idea che Costantinopoli sia innanzitutto una città molto grande. Ricordando Atene, ci sentivamo in una metropoli; un luogo in cui si viveva bene.
E questo pareva strano e, se mi è permesso dirlo, un po' seccante. Infatti ti rendevi anche conto che la vita non era vissuta secondo il modello europeo, che non era nemmeno una copia svilita di Parigi Berlino o Londra; e questa pensavi fosse l'ambizione delle città che non potevano essere Parigi né alcuna delle capitali dell'interno. Via via che le luci apparivano a grappoli su tutta la terraferma, e l'acqua si affollava di luci, ti rendevi conto di essere lo spettatore di un dramma appassionato, che andava in scena senza darsi alcun pensiero o senza aver bisogno di certi lontani paesi dell'Occidente.
E in tutta quell'opulenza c'era qualcosa di minaccioso, e qualcoasa di indecente - per una donna inglese alla finestra della propria camera.
In ogni caso, era uno spettacolo stimolante da osservare; e se posso impeigare l'eufemismo di uno scrittore di second'ordine, era per giunta molto bello.
Il Corno d'Oro scava un ampio spicchio azzurro tra due alte sponde di case; così che, come dice qualcuno, ti capita di trovare una nave da battaglia ancorata nella strada davanti a casa.
Poi, il tramonto in lunghe strisce di fuoco e scarlatto, bordate dalla sagoma di camini e moschee sul lembo più basso; le acque azzurre erano illuminate e cosaprse di luci dorate. Le lampade bruciavano nell'aria e nelle profondità della terra; e poi la luna, una mezzaluna, è salita lentamente in cielo, e una goccia pura di luce, la stella della sera, ha indorato le miriadi di lampade.
Poche esperienze sono più esaltanti del primo tuffo in una città nuova - anche quando il tuffo è ostacolato - come lo è stato il nostro stamattina, da un dragomanno turco.
Tuttavia, quando il vetturino ha fatto schioccare la frusta, e i cavalli hanno cominciato a scendere per la collina, abbiamo dimenticato qualunque impedimento.
Nella storia di Costanitinopoli sono state scritte infinite pagine, ma questa, l'ultima, era stata scritta apposta per noi.
(fine parte 1)
Presentazione de La mia istanbul
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- Giovedì, 03 Aprile 2014
L'11 Aprile, a Roma.
Da Gezi Park alle elezioni, si raccontano Istanbul e la Turchia.
Turchia: Erdogan contro Twitter
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- Sabato, 22 Marzo 2014
C’erano una volta degli uccellini che volavano liberi in cielo. Saltellavano da un albero all’altro, viravano verso le nuvole, parlottavano tra loro, socializzavano. Si scambiavano informazioni. Ma gli uccellini, quando sono troppo agili e indisciplinati, diventano pericolosi. Perché sanno fare rete (appunto) e librarsi in volo, tutti insieme, disegnando le geometrie più incredibili.
Ed è così che il potere, in Turchia, ha tagliato le ali agli uccellini di Twitter. Erdoğan lo ha fatto, alla fine. Ha bloccato twitter. Lo ha fatto stanotte, davanti a una Turchia allibita, stralunata. E una comunità internazionale preoccupata. Lo ha fatto ricorrendo alle recenti leggi approvate, quelle che a febbraio hanno chiamato in piazza i cittadini.
E lo ha fatto perché, alla vigilia di elezioni che si presentano decisive, non vuole rumori intorno. E fanno troppo rumore, quei cinguettii che dai giorni di Gezi Park attraversano il paese, lo informano, postano video, fotografie, dirette live di ogni protesta, commentano le malefatte del governo, lo prendono in giro, concordano raduni, permettono al mondo intero di sapere cosa succede.
L’hashtag è diventato un incubo che turba i sonni di Erdoğan . #DirenGeziParkı, #Turkey, #Taksim, #Istanbul….e tanti, tantissimi altri, a volte creati ad hoc per argomenti particolari. Ma, soprattutto, ci sono video e registrazioni “pericolose” che mostrano le prove del coinvolgimento di Erdoğan negli ultimi scandali di corruzione che hanno travolto il paese (e il partito di maggiornaza, l'Akp, soprattutto). E nuove prove potrebbero “sfuggire” dalle mani sicure del governo e svolazzare qua e là.
“Twitter è una minaccia per la sicurezza”, ha affermato il premier. Sì. La sua. Già dai tempi di Gezi tuonava contro questo aggeggio infernale che ha il potere di informare le persone aggirando le potenti pressioni sui media. “Sradicheremo twitter. Me ne frego di quello che potrà dire la comunità internazionale” ha detto Erdoğan (come riporta anche l'Hurryiet Daily News) durante un comizio elettorale a Bursa. Detto, fatto. Nella notte l’autorità delle telecomunicazioni ha bloccato l’accesso a twitter, grazie alla nuova “legge bavaglio” che le conferisce poteri straordinari. La stessa autorità ha spiegato che la piattaforma di microblogging è stata bloccata su volere del tribunale, dopo le denunce di alcuni cittadini per aperta violazione della privacy. Una "copertura" traballante, a tratti ridicola. Del resto lo stesso presidente della Repubblica Abdullah Gul, che ha definito “inaccettabile” la chiusura “delle piattaforme dei social media”.
E così, tra polemiche e proteste, stamattina la Turchia si è svegliata senza cinguettii. 10 milioni di utilizzatori non hanno accesso al sito.
Un fatto senza precedenti, che sta indignando i cittadini turchi e la comunità internazionale. Si stanno già studiando sistemi per aggirare il blocco, mentre per ora non rimane, ufficialmente, che usare il sistema di messaggi delle reti cellulari. Tuttavia, il popolo di twitter non è facile da abbattere, e ci sono già i mezzi, sembra, per continuare con modi alternativi.
Nel frattempo, il mondo si interroga. Dov’è finita la Turchia che chiedeva di entrare in Europa? Quella che vantava una democrazia?
Con questa mossa, Erdoğan sembra dare ragione a tutti i suoi detrattori che lo insultano definendolo “sultano”, “fascista” e “dittatore”.
In queste ore su facebook si condividono vignette, battute sarcastiche, video. Un disegno mostra l’uccellino di Twitter con tanto di baffetti e ciuffetto alla Hitler, mentre alle sue spalle campeggia la scritta “Twitler”. Lo sappiamo, il popolo della “resistenza” fin dai tempi di Gezi usa le armi dell’ironia. Ma è arrabbiato, terribilmente arrabbiato. I commenti si scatenano, si pianificano nuovi raduni (Erdoğan sa benissimo che con questo gioco sta di nuovo trascinando la gente in piazza, e lo sta usando a suo uso e consumo. La sua è una strategia di alta tensione.)
Non saranno facili, i prossimi giorni.
L’uso dei social è ormai entrato nella vita di tutti, e il divieto viene vissuto come una vera e propria minaccia alla libertà di espressione. Di fatto, lo è. Non si possono eliminare le voci della dissidenza che non rappresentano soltanto l’opposizione, bensì il gioco, il divertimento, lo scambio, l’informazione. Sono le reti che oggi connettono i cittadini di tutto il mondo. Erdoğan non toglie twitter alla Turchia soltanto, lo toglie alla comunità internazionale.
I turchi, come tutti i cittadini del pianeta, hanno oggi relazioni globali, condividono in rete tutto quello che vogliono valicando ogni confine geografico. E’ questa la magia della connessione, la meraviglia del web. Queste voci, queste interazioni che sono linfa vitale per la comunità, ogni comunità, non possono essere minacciate dalla prepotenza di un governo che ha paura di perdere poteri e poltrone, che teme si scopra la sua corruzione.
In più, Erdoğan non sta rendendo un buon servizio all’Islam di cui dice di essere così devoto, consegnandolo ai suoi detrattori con l’ennesima prova di un sistema retrivo, coercitivo, repressivo, nemico delle libertà e del progresso. Mentre il mondo, turbato, osserva la virata “dittatoriale” della Turchia, i cittadini si sfogano su Facebook, scampato, per ora, alla censura. Quale sarà la prossima mossa?
Istanbul, Gezi Park: La resistenza di Sevim
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- Sabato, 22 Marzo 2014
Sevim mi viene incontro. Sorride. Mi prende subito sottobraccio, con un gesto affettuoso, mentre imbocchiamo Istiklal Caddesi, dirette verso un caffè. Non ci siamo mai viste prima. Ma ci siamo riconosciute subito.
Lei ha un sorriso largo che le accende tutta la faccia. Lo stesso sorriso che sul suo profilo facebook regala agli amici attraverso una serie di foto che alterna a una quotidiana informazione, in inglese, sulle proteste di Istanbul. Agguerrita, ribelle, Sevim non si nasconde, non ha paura. Infatti decide di metterci la faccia, in questa intervista, e di non ricorrere a nomi di fantasia. Ammiro il coraggio di questa giovane insegnante che sogna un mondo migliore.
Sei un’attivista. Come è iniziata la tua “resistenza”?
Come democratica, e socialista, ho realizzato che le cose cambiavano negli anni, nella mia nazione. All’inizio delle proteste di Gezi ero all’estero, ma guardavo cosa accadeva. Appena tornata a Istanbul, il giorno dopo il mio arrivo sono andata a Gezi Park per supportare pacificamente la protesta, mi sono unita ai gruppi. Avevamo tende, chitarre, libri, e discutevamo di spazi pubblici e del verde rimasto. Volevano distruggere quegli alberi vecchi per costruire un mall, dopo che il governo stava già distruggendo molti spazi verdi in tutta la Turchia. Non hanno a cuore il futuro ambientale del paese.
Memorie, eventi, episodi che ti hanno cambiato…
La resistenza è iniziata in modo pacifico, finché i poliziotti non hanno bruciato le tende! Hanno attaccato con gas e spray al peperoncino. Il 31 maggio, l’1 e il 2 giugno ci sono state battaglie così dure...molti feriti, molti arresti. Ci hanno cacciato dal parco in modo così brutale. Ho visto molti feriti durante la lotta. Anche io sono stata ferita più volte. Ci siamo contesi Gezi Park, con la polizia. In quel parco ho vissuto i giorni più belli ella mia vita. Sono socialista e abbiamo davvero condiviso molte cose: in quel parco le abbiamo messe in comune. Abbiamo condiviso il nostro denaro, il cibo e l’amore. C’era una grande solidarietà. Quando la polizia non attaccava cantavamo, danzavamo, cucinavamo… giorni incredibili che non scorderò mai.
La polizia turca. Come agisce durante una protesta?
Attaccano duramente, con il gas al peperoncino, i cannoni ad acqua. Una ragazza è stata ferita alla testa con un proiettile di gomma. La polizia è sempre stata brutale, ma dopo Gezi ha perso il controllo. Il governo la lodava, la sosteneva, ordinava di attaccare ancora più duramente. Erdoğan stesso ha detto di aver dato ordini alla polizia in questa direzione. Ma noi vogliamo vincere questa lotta per la libertà!
Che accade ora, in Turchia?
La lotta prosegue! Non come a giugno, ma la gente non si arrende, non si arrenderà mai. Il governo cerca di spaventarci con le sue leggi. Si viene arrestati così facilmente…La polizia attacca. Usa sostanze chimiche. Dovremmo organizzarci meglio. Molti si uniscono alla protesta ma poi arrivano i cannoni ad acqua, i proiettili di gomma. La polizia blocca ogni accesso alle aree della protesta…La gente lotta per i diritti. Le strade appartengono a noi. Sono diventate le nostre aree di lotta.
Il web e la censura. Hai preso parte alle proteste.
Sì, la censura è davvero pericolosa per noi perché durante la resistenza abbiamo usato i social media per comunicare fra noi. Dato che il governo nasconde le notizie, gli attivisti si comportano da giornalisti. La gente lotta per i propri diritti ma allo stesso tempo mostra la mondo che accade. Dopo lo scandalo della corruzione il governo ha iniziato ad avere ancora più paura. Nasconde tutto con la censura. Erdoğan dice che chi non vuole le leggi anticensura guarda i video porno sul web…. l’8 febbraio c’è stata una grande protesta perché la gente è stanca della censura. Non vogliamo che limitino la nostra libertà. Se non reagiamo, faranno quello che vogliono: ancora più facilmente. Ogni volta che c’è una protesta usa subito gli idranti che lanciano acqua mescolata a una sostanza chimica e gas lacrimogeni. E i proiettili di gomma. Così spezzano la rivolta. Noi facciamo quello che possiamo. Non possiamo usare maschere antigas perchè se la polizia ci ferma ci arresta. E non è facile contrastare armi chimiche senza maschere antigas…
Non hai paura che ti prendano? Rischi il tuo lavoro per un’idea…
No, non ho mai paura! Con la paura, non c’è vittoria! Non posso vincere. Il rischio di perdita di lavoro è nulla rispetto al rischio di perdere la vita. In una società ingiusta, corriamo sempre questo rischio. Alcuni hanno perso il lavoro perché hanno partecipato alla protesta. Io correrò sempre questo rischio, non mi importa.
Usi facebook per diffondere le tue idee contro il governo. Ma che succede se controllano il tuo profilo?
Beh se lo controllano mi arrestano…Lo hanno fatto anche con altri. Ora hanno in mano tutte le informazioni, e faranno ciò ch vogliono. Alcuni ora sono spaventati e non parlano più di governo e proteste. Ma io voglio lottare per la libertà.
Cosa pensi della democrazia turca?
Se sei contro il governo, non c’è giustizia per te. Se combatti per I tuoi diritti puoi ritrovarti in prigione. Dov’è la democrazia? I tribunal dovrebbero essere liberi e invece sono sotto il controllo del governo.
Pensi che le cose cambieranno?
Penso che siano già cambiate. La gente è cambiata. La gente ha imparato a lottare contro l’ingiustizia. Ha imparato la resistenza, la solidarietà. Questo è molto importante. I cittadini non staranno in silenzio. Lotteranno per i loro diritti. Con la solidarietà, vinceremo.
Quando ci salutiamo, Sevim si allontana nella folla del sabato pomeriggio. La seguo con lo sguardo finché non scompare. Un piccolo puntino nero, pieno di speranza, inghiottito dalla ressa di persone che attraversano Istiklal Caddesi con le loro buste dello shopping e i caffè Starbucks. Ma di notte Istiklal, da un momento all’altro, si trasforma nella strada della lotta, della protesta, mentre la movida lascia spazio ai gas lacrimogeni. E Sevim, sicuramente, ogni volta, si trova qui.