Marocco, i volti dell'anima.
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- Mercoledì, 03 Dicembre 2014
Il nuovo reportage narrativo e fotografico
“Quale campo tendato preferisci, Francesca? Quello con i comfort o quello selvaggio?”
“Quello selvaggio, Faysal. Quello selvaggio”
Non immaginavo, in quel momento, che il campo tendato fra le dune del Sahara sarebbe stato solo il battesimo di un’avventura molto più complicata, ed estrema.
A volte l’universo scombina i nostri piani. Ha altri progetti per noi. Traffica con i nostri programmi, li scompone e li ricompone a suo piacimento. Sempre, però, ripercorrendo il disegno, ne troviamo il senso e la direzione.
Ho deciso di tornare in Marocco dopo due anni. Volevo conoscere meglio la terra dell’indaco, dell’ocra, dei rossi che bruciano il cielo al tramonto, prima che la notte baci la terra...
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Se partite per Istanbul
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- Martedì, 23 Settembre 2014
In molti mi chiedete consigli di viaggio su istanbul.
Posso solo aggiungere una cosa a quanto già scritto in precedenza, al riguardo.
Portate con voi solo il cuore.
In valigia bastano poche cose. Un foulard, per le donne. Ma solo perché all'interno delle moschee è obbligatorio.
Per tutti, la macchina fotografica. Non usate i cellulari, le foto della città meritano ben altro.
Sarà lei a guidarvi negli scatti migliori.
Non c'è altro modo di viaggiare, se non quello di perdersi.
E istanbul p una città in cui perdersi è davvero magnifico.
La via dei sufi
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- Venerdì, 29 Agosto 2014
"Da quando ho incontrato i sufi sulla mia via ho capito ce il viaggio è aspro, difficile, ma cintillante di promesse d'amore. Non sarei mai una buona discepola, io. Troppo impulisva, troppo emotiva per la stabilità. E anche troppo contraddittoria. Nell'universo spirituale dei sufi si diffonde l'odore della verità. Posso solo annusarlo, io, incapace di coglierne i fiori.
Ma è già bello sapere che c'è.
Ed è bello avere un amore da non possedere. Un amore lieve, ineffabile, che vive in uno spazio nascosto al quale, quando la vita mi sgualcisce, mi piega e mi strapazza, posso sempre tornare. E' il brivido solitario di una speranza appena intuita, un sospiro breve poggiato su una fantasia.
Il fuoco che brucia nel cuore dei sufi è troppo pitente per me, la mia fiamma è simile piuttosto a quella di un cerino: timida, minuscola, fragile. Ma so che quel fuoco c'è.
"Gli atomi danzano. Le anime, perse nell'estasi, danzano. All'orecchio, ti dirò, dove la sua danza le conduce.
Tutti gli atomi nell'aria e nel deserto lo sentono bene,come se fossero inebriati. Ogni atomo, felice o miserabile, è innamorato del Sole di cui nulla può essere detto".
Un giorno, forse, danzerò anche io.
(estratto da La mia Istanbul)
Istanbul e gli scrittori: Virginia Woolf a Costantinopoli III
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- Martedì, 22 Luglio 2014
Fra tutte le cerimonie, quella dell'addio è la più gravosa per l'umore; e il compito non è certo semplice quando si dice addio a una città e non a una persona. Bisognerebbe essere capaci di dire qualcosa di adatto all'occasione; e se la mia lingua fosse più raffinata penso che potrei dire molto in ogni caso, che colpisca nel segno o meno.
Adesso per esempio c'è l'enigma i Santa Sofia. Perché è la chiesa più criptica d'Europa? Perché diventa sempre più bella e misteriosa via via che la si conosce, o che se ne conosce l'involucro?
Bisogna iniziare dal principio e confessare che l'enigma sono i Turchi stessi; un enigma difficile, labirintico, dal quale menti sagge - addirittura il Times - vengono ancora costantemente disorientate. Infatti la prima impressione è anche l'uktima dopo una settimana; e se da un lato è superficiale, dall'altro è anche vivida. Costantinopoli è un luogo di nerci scoperti, e muscoli tesi; questi vi abbiamo letto non appena abbiamo visto la città distesa ai nostri piedi; ma proseguendo nella metafora abbiamo anche detto che gli occhi di questa gigantessa erano velati.
Le strade e i ponti sono affollati di uomini e donne, cavalli e carrozze, ecco un diplomatico inglese e un povero del luogo che si ripromette di partire per il pellegriganngio alla Mecca tra quindici giorni. Un florido commeciante lo spintona mentre si dirige al lavoro; ciononostante lo capisce; può darsi che i due si incontrino su qualche tappeto da preghiera al tramonto.
C'è abbastanza fede, e abbastanza commercio, e abbastanza vita perché entrambi continuino a turbinare celeri nel flusso.
Nessuno di coloro che hanno visitato le Moschee e i bazar può dubitare della forza della corrente. Ma allo stesso tempo, nessuno sa esattamente dove si dirigaM una dozzina di storie locali indicano che può prendere un canale sotterraneo, e sono passati a malapena dieci anni da quando i turchi e gli armeni si sono massacrati per le strade. Perciò, se il tuo destino fosse passare la vita qui, potresti pensare che questo approdo comporti qualche rischio, come un luogo di riposo sotto un vulcano. Fortunatamente un viaggiatore non deve preoccuparsi delle intricate radici di tutti questi strani fiori che vediamo sulla superficie. La stranezza è affascinante, e poi la città nella quale si recita il dramma si presta abbastanza bene per qualunque tragedia.
Ma è possibile spiegare tutto ciò su un foglio di carta bianca? Bisogna ricordare non solo il velo mattutino di nebbia, e le imponenti cupole che lo peentrano scintillanti, e tutto l'oro e il bianco e l'azzurro della città a mezzogiorno, ma bisogna anche pensare alle stradine gremite di persone in carne e ossa, bisogna ricordare i turbanti e le donne velate, i cavalli arabi e i cani gialli, e alla fine bisogna ritornare alle grandi moschee, e vederle gremite ancora una volta da una folla scura che si inginocchia e si solleva e grida a gran voce la propria fede.
Di giorno bisogna vedere tutto questo, e sentire lo schiamazzo della strada e del bazar, di notte, quando anche i cani sono silenziosi, bisogna sentire il attere smorzato di un tamburo, e ascoltare una voce che non sale nè scende, ma invoca sempre, con impegno e fiducia, un qualcosa che viene concesso al fedele che passa la notte in preghiera.
Istanbul e gli scrittori: Virginia Woolf a Costantinopoli II
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- Martedì, 01 Luglio 2014
Il terzo o il quarto giorno giorno è bene mancare a tutti gli obblighi, in modo da potersi perdere nei bassifondi sconosciuti. Qui anche uno straniero e un turista possono imbattersi in luoghi che non sanno nemmeno di esistere; e poi per la prima volta Costantinopoli diventa una vera città in carne e ossa.
Abbiamo seguito molto attentamente quella parte del programma che consiste nel perdersi; e abbiamo avuto il piacere di percorrere strade che non portavano da nessuna parte, solo perché ci è capitato di trovarci sul loro cammino. Ora, nei sobborghi di ostantinopoli scorre ancora viva gran parte dell'Oriente Meravuglioso; c'era una vite legata da un lato all'altro della strada in cui si riversava una variegata fiumana di fez rossi, turbanti, yashmak e riispettabilità europea, come turbolente acque delle Higlands.
Volevamo trovare un Bazar, o meglio in Grande Bazar, e a suo tempo, dopo esserci mescolati a tutta questa vita indaffarata e allegra, abiamo trovato rifugio in un alveare di piccoli negozi, costruito sotto un unico tetto e sudiviso in strade e vicoli alla maniera di una città fatta di case.
Per comprare, è necessario avere a disposizione un tempo infinito, e un'infinta doppiezza.
Le sete erano un disastro, orribili, in Inghilterra si potrebbero comprare a metà prezzo, eppure restava il fatto, spiegalo come vuoi, che volevamo comprare, ed eravamo genersomante disposti a pagare la somma di 4 piastre per un puntiglio.
Il signore aveva sentito bene? C'era qualcuno che avrebbe potuto fare seriamente un'offerta simile? In albergo c'erano delle signore che volevano comprare, ma un prezzo simile le avrebbe sbalordite. Qualcosa del genere è stato tradottoin francese, e poi in turco, e a intervalli di 15 minuti il prezzo veniva abbassato di una piastra; finché il processo di riduzione non ha più potuto essere portato avanti senza intaccare quei due soldi di profitto che rimanevano, e senza farci arrivare ancora più in ritardo per il tè. Ma ho pocho dubbi sul fatto che il negoziante avesse ragione a sorridere sopra la sigaretta paffuta.
(fine parte II)